Il disegno di legge noto come ddl Cirinnà, dal nome della senatrice prima firmataria dell’iniziativa, approvato dal Senato della Repubblica nella seduta del 25 Febbraio 2016 ed ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento, oltre alla disciplina delle cc.dd. unioni civili (tra persone dello stesso sesso), contiene anche la regolamentazione delle convivenze di fatto, per tali intendendosi i rapporti tra due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile, secondo la definizione data dall’art. 1, comma 36.
Danno morale: sì al metodo percentuale, ma senza automatismi
Con sentenza n. 3260 del 27 novembre 2015, depositata il 19 febbraio 2016, la Corte di Cassazione, III Sezione civile (Pres. Ambrosio Annamaria, Rel. Carluccio Giuseppa), pronunciandosi in tema di riconoscimento e liquidazione del danno morale soggettivo conseguente ad un sinistro stradale, ha ritenuto che l’arresto delle Sezioni Unite del 2008 (sent. n. 26972) non recasse affatto un divieto assoluto di ricorso al metodo percentuale (individuazione di una proporzione percentuale del danno da lesione all’integrità fisica) ai fini della quantificazione del danno morale. [Leggi di più…]
Legge Pinto, si pronuncia la Corte costituzionale
La Corte costituzionale, con sentenza n. 36 depositata il 19 febbraio 2016, ha dichiarato fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 2, comma 2-bis, nella parte in cui determina in tre anni la ragionevole durata del procedimento regolato dalla legge n. 89 del 2001 nel primo e unico grado di merito, in riferimento all’art. 111, secondo comma, e all’art. 117, primo comma, Cost., quest’ultimo in relazione all’art. 6, paragrafo 1, della CEDU: [Leggi di più…]
Legge Pinto e termine per deposito dei documenti
Un ricorso per ottenere la condanna del Ministero della Giustizia al pagamento di un equo indennizzo, ai sensi dell’art. 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89, per la durata irragionevole di una causa civile, viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Appello adita per l’incompletezza e l’inidoneità della documentazione depositata. L’opposizione proposta ai sensi dell’art. 5-ter legge n. 89/01 viene respinta dalla stessa Corte, in composizione collegiale. La Corte di Cassazione, con sentenza n. 22763 del 6 novembre 2015, cassa il decreto impugnato, ritenendo la domanda ammissibile. [Leggi di più…]
Equa riparazione e indagini preliminari
La Corte costituzionale, con sentenza n. 184 depositata il 23 luglio 2015, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2, comma 2-bis, della legge 24 marzo 2001, n. 89 (Previsione di equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo e modifica dell’articolo 375 del codice di procedura civile), nella parte in cui prevede che il processo penale si considera iniziato con l’assunzione della qualità di imputato, ovvero quando l’indagato ha avuto legale conoscenza della chiusura delle indagini preliminari, anziché quando l’indagato, in seguito a un atto dell’autorità giudiziaria, ha avuto conoscenza del procedimento penale a suo carico. [Leggi di più…]
Testamento olografo, come si contesta
La parte che contesti l’autenticità del testamento olografo deve proporre domanda di accertamento negativo della provenienza della scrittura, e l’onere della relativa prova, secondo i principi generali dettati in tema di accertamento negativo, grava sulla parte stessa. [Leggi di più…]
Indennizzo diretto, sì alle spese stragiudiziali se necessitate
In tema di danni consistiti in spese erogate a professionisti di cui il danneggiato si sia avvalso per ottenere il risarcimento del danno, quel che rileva ai fini della risarcibilità è unicamente la sussistenza di un valido e diretto nesso causale tra il sinistro e la spesa. [Leggi di più…]
Indebito arricchimento, non necessaria prova della utilità
La regola di carattere generale secondo cui non sono ammessi arricchimenti ingiustificati né spostamenti patrimoniali ingiustificati trova applicazione paritaria nei confronti del soggetto privato come dell’ente pubblico; e poiché il riconoscimento dell’utilità non costituisce requisito dell’azione di indebito arricchimento, il privato attore ex art. 2041 cod. civ. nei confronti della P.A. deve provare – e il giudice deve accertare – il fatto oggettivo dell’arricchimento, senza che l’amministrazione possa opporre il mancato riconoscimento dello stesso, potendo essa, piuttosto, eccepire e dimostrare che l’arricchimento non fu voluto o non fu consapevole.
Il principio è stato sancito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, a composizione di un contrasto, con la sentenza 26 maggio 2015, n. 10798.
Utilizzo fraudolento Postepay, nuova condanna delle Poste
Ancora una pronuncia in tema di uso fraudolento della carta prepagata emessa da Poste Italiane, riconducibile ad una probabile ipotesi di phishing, essendo la transazione stata eseguita on line da ignoti carpendo i dati della carta stessa e le credenziali di autenticazione del legittimo ignaro titolare, secondo la prospettazione attorea.
Con sentenza n. 990/15 del 9 marzo – 2 aprile 2015, il Giudice di Pace di Ischia, dott. Dario Bellecca, in accoglimento della domanda proposta da un titolare Postepay, ha condannato l’istituto emittente al pagamento della somma oggetto della transazione illecita, ritenendo incombesse su quest’ultimo l’obbligo di garantire l’assoluta sicurezza del sistema e, dunque, di provare che l’inadempimento è derivato da cause a lui non imputabili.