Le Sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione – risolvendo un contrasto delineatosi nell’ambito della giurisprudenza di legittimità – hanno enunciato il principio secondo il quale la contumacia della parte non preclude il riconoscimento del diritto all’equa riparazione per irragionevole durata del processo. [Leggi di più…]
Posta certificata nelle procedure concorsuali, prime applicazioni
Tra le novità più rilevanti introdotte dal c.d. decreto sviluppo bis (D.L. n. 179/2012, convertito nella Legge n. 221/2012), vi è quella riguardante le modalità di comunicazione degli atti nelle procedure concorsuali, e, in particolare, l’obbligo di presentare le domande di ammissione al passivo esclusivamente a mezzo posta elettronica certificata all’indirizzo di P.E.C. del curatore. La nuova disciplina si applica dal 19 dicembre 2012 a tutti i nuovi fallimenti nonché a quelli già pendenti a tale data nei quali il curatore non abbia ancora inviato ai creditori l’avviso di cui all’art. 92 l.f. [Leggi di più…]
Accessione invertita, quando è esclusa
Alla luce della costante giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, nonché dell’art. 42-bis del d.P.R. 8 giugno 2001, n. 327, la realizzazione di un’opera pubblica su di un fondo oggetto di legittima occupazione in via di urgenza, non seguita dal perfezionamento della procedura espropriativa, costituisce un mero fatto, non in grado di assurgere a titolo dell’acquisto, ed è, come tale, inidonea, da sé sola, a determinare il trasferimento della proprietà in favore della P.A.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, Seconda Sezione Civile (Presidente F. Felicetti, Relatore A. Giusti) con la sentenza n. 705 depositata il 14 gennaio 2013.
Fallimento e società in liquidazione
Quando la società è in liquidazione, ossia quando l’impresa non si propone di restare sul mercato, ma ha come unico suo obiettivo quello di provvedere al soddisfacimento dei creditori sociali, previa realizzazione delle attività sociali, ed alla distribuzione dell’eventuale residuo attivo tra i soci, la valutazione del giudice, ai fini dell’accertamento delle condizioni richieste per l’applicazione dell’art. 5 legge fallimentare, non può essere rivolta a stimare, in una prospettiva di continuazione dell’attività sociale, l’attitudine dell’impresa a disporre economicamente della liquidità necessaria a far fronte ai costi determinati dallo svolgimento della gestione aziendale, ma deve essere diretta, invece, ad accertare se gli elementi attivi del patrimonio sociale consentano di assicurare l’eguale ed integrale soddisfacimento dei creditori sociali. [Leggi di più…]
Accordi prematrimoniali, la pronuncia della Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23713 del 23 dicembre 2012 (Prima Sezione civile, Pres. C. Carnevale, Rel. M. Dogliotti) si pronuncia sulla validità dell’impegno negoziale assunto dai nubendi in caso di “fallimento” del matrimonio, qualificandolo non come accordo prematrimoniale in vista del divorzio, ma come contratto atipico con condizione sospensiva lecita, espressione dell’autonomia negoziale dei coniugi diretto a realizzare interessi meritevoli di tutela, ai sensi dell’art. 1322, secondo comma c.c.
Genitore naturale e illecito endofamiliare
La violazione del complesso dei doveri facenti capo al genitore naturale, cui corrispondono diritti inviolabili e primari della persona del destinatario costituzionalmente garantiti (art. 2 e 30 Cost.), comporta la sussistenza di un illecito civile, trovando l’illecito endofamiliare sanzione non soltanto nelle misure tipiche previste dal diritto di famiglia, ma anche nell’obbligo di risarcimento dei danni non patrimoniali, sancito dall’art. 2059 cod. civ.
In particolare, il disinteresse dimostrato verso il figlio dal genitore naturale, manifestatosi per lunghi anni e connotato, quindi, dalla violazione degli obblighi di mantenimento, istruzione ed educazione, determina un vulnus dalle conseguenze rimarchevoli ed ineliminabili a quei diritti che, scaturendo dal rapporto di filiazione, trovano tutela nella Carta costituzionale e nelle norme di natura internazionale recepite nel nostro ordinamento.
Né la pronuncia di riconoscimento della paternità naturale o la proposizione della relativa domanda costituiscono presupposti della responsabilità aquiliana scaturente dalla violazione dei doveri inerenti al rapporto di filiazione, in quanto l’obbligo del genitore naturale di concorrere nel mantenimento del figlio sorge con la nascita del medesimo.
Il principio è stato affermato dalla Corte di Cassazione (Sezione Prima Civile, Presidente M. G. Luccioli, Relatore P. Campanile), con la sentenza n. 5652 del 10 aprile 2012.
Pacchetto turistico, illegittimo il limite al risarcimento dei danni alla persona
Con sentenza n. 75 depositata il 30 marzo 2012, la Corte costituzionale dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 15 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 111 (Attuazione della direttiva n. 90/314/CEE concernente i viaggi, le vacanze ed i circuiti «tutto compreso»), nella parte in cui, limitatamente alla responsabilità per danni alla persona, pone come limite all’obbligo di ristoro dei danni quello indicato dalla Convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio, firmata a Bruxelles il 23 aprile 1970, ratificata con la legge 27 dicembre 1977, n. 1084 (Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale relativa al contratto di viaggio – CCV), limite non prefigurato dalla legge delega.
Medici specializzandi, irretroattiva la nuova disciplina della prescrizione
La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla applicabilità della nuova disciplina sulla prescrizione introdotta dalla legge di stabilità 2012 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2012 in tema di danno da omesso recepimento delle direttive CEE sui compensi dei medici specializzandi, con la sentenza 1850 del 8 febbraio 2012 (Sezione Lavoro, Presidente F. Miani Canevari – Estensore R. Mancino) ha affermato il principio secondo cui, la norma introdotta dall’art. 4, comma 43, della legge n. 183 del 2011, secondo la quale la prescrizione del diritto al risarcimento del danno soggiace al termine quinquennale ex art. 2947 cod. civ., vale soltanto per i fatti verificatisi successivamente alla sua entrata in vigore, poiché essa non evidenzia i caratteri della norma interpretativa, idonei a sottrarla al principio di irretroattività; ne consegue che, per i fatti anteriori alla novella, opera la prescrizione decennale, secondo la qualificazione giurisprudenziale nei termini dell’inadempimento contrattuale.
Revoca assegnazione casa familiare, per il rilascio non necessario apposito ordine
Nell’ambito di un processo di separazione giudiziale dei coniugi, il Tribunale, con la sentenza che definisce il giudizio, revoca l’assegnazione della casa familiare alla moglie, modificando la precedente ordinanza presidenziale che aveva disposto tale assegnazione.
Sorge la questione se la revoca dell’assegnazione – disposta con provvedimento presidenziale o del giudice o, come nel caso di specie, con sentenza – sia o meno titolo idoneo per l’esecuzione, quando non contenga esplicitamente la condanna al rilascio.
La Corte di Cassazione (Sezione Terza Civile, Presidente G. B. Petti, Relatore G. Carluccio), con sentenza n. 1367 del 31 gennaio 2012, risolve la questione affermando il seguente principio di diritto:
la natura speciale del diritto di abitazione della casa familiare, che non esiste senza allontanamento dalla casa familiare di chi non è titolare dello stesso (nel caso dell’attribuzione) e che, quando smette di esistere con la revoca, determina una situazione uguale e contraria in capo a chi lo ha perduto, con conseguente necessario allontanamento dello stesso, consente al provvedimento/sentenza di essere eseguito per adeguare la realtà al decisum, anche se il profilo della condanna non sia esplicitato, proprio perché la condanna è implicita, in quanto connaturale al diritto, sia quando viene attribuito, sia quando viene revocato.