Con ordinanza dell’11 giugno 2019, la terza Sezione penale della Corte Suprema di Cassazione, evidenziando l’esistenza di contrasti interpretati della giurisprudenza di legittimità – in relazione alla nozione giuridica della “coltivazione” di piante da cui siano ricavabili sostanze stupefacenti – ha sollecitato un intervento di nomofilachia delle Sezioni Unite.
[Leggi di più…]Depositata la sentenza sull’aiuto al suicidio
L’esigenza di garantire la legalità costituzionale deve prevalere su quella di lasciare spazio alla discrezionalità del legislatore. E se la dichiarazione di incostituzionalità rischia di creare vuoti di disciplina che mettono in pericolo diritti fondamentali, la Corte costituzionale deve preoccuparsi di evitarli, ricavando dal sistema vigente i criteri di riempimento, in attesa dell’intervento del Parlamento. È quanto si legge nella sentenza n. 242 depositata oggi (relatore Franco Modugno) con cui la Corte costituzionale – decorso inutilmente il termine di circa un anno dato al Parlamento, con l’ordinanza n. 207/2018 per legiferare – spiega le motivazioni della decisione sul fine vita, anticipata con il comunicato stampa del 25 settembre 2019.
La Cassazione sull’associazione con finalità di terrorismo internazionale
I propositi di partire per combattere “gli infedeli”, la vocazione al martirio, l’opera di indottrinamento possono costituire elementi da cui desumere, quantomeno in fase cautelare, i gravi indizi di colpevolezza per il reato di “partecipazione” all’associazione di cui all’art. 270 bis cod. pen. a condizione che vi siano elementi concreti che rivelino l’esistenza di un contatto operativo che consenta di tradurre in pratica i propositi di morte.
È necessario che la condotta del singolo si innesti nella struttura, cioè che esista un legame, anche flessibile, ma concreto e consapevole tra la struttura e il singolo.
Lo ha affermato la Corte di Cassazione, VI sezione penale, con la sentenza 29 marzo 2018 n. 14503.
Diversamente – ha aggiunto la Suprema Corte – si rischia di considerare “partecipi” all’associazione internazionale Isis anche coloro che con lo Stato Islamico non hanno nessun contatto – la cui esistenza è ignota al gruppo “madre”- i cui rapporti con questa sono limitati alla mera condivisione di informazioni mediante i più diffusi social network.
In definitiva, la “partecipazione” all’associazione internazionale “non può prescindere dalla esistenza di un contatto reale, non putativo, non eventuale, non meramente interiore, con chi a quella associazione è stabilmente legato perché partecipe della cellula madre“.
E, ancora, secondo la Corte:
In astratto, la chiamata al jihad può essere onorata anche attraverso condotte individuali, autonome e scisse da ogni contatto, anche solo informativo, con qualsiasi struttura ovvero sulla base di un gruppo che opera sul territorio ma che, tuttavia, non abbia rapporti con quello “madre” internazionale; in tale ultimo caso si può in astratto configurare la partecipazione, ai sensi dell’art. 270 bis cod. pen., ad una organizzazione con finalità di terrorismo, quella – per cosi dire – “locale”, ma da tale partecipazione non può farsi discendere automaticamente la partecipazione all’associazione internazionale Isis, in assenza di accertamenti ulteriori.
Prescrizione e sentenza Taricco, seconda pronuncia della Corte di Giustizia
L’obbligo di tutelare gli interessi finanziari dell’Unione europea dev’essere conciliato con il rispetto del principio di legalità dei reati e delle pene. Pertanto, i giudici italiani, in procedimenti penali riguardanti frodi gravi in materia di IVA, non sono tenuti a disapplicare le norme nazionali sulla prescrizione (sulla base della sentenza Taricco) se ciò contrasta con il suddetto principio. [Leggi di più…]
Misure cautelari reali, dove può essere presentata la richiesta di riesame
Era stata rimessa alle Sezioni Unite la questione, sulla quale si erano registrati indirizzi contrastanti, “se, in tema di misure cautelari reali, la richiesta di riesame può essere presentata, ai sensi dell’art. 324 cod. proc. pen., oltre che nella cancelleria del tribunale del capoluogo della provincia nella quale ha sede l’ufficio che ha emesso il provvedimento impugnato, anche nella cancelleria del tribunale o del giudice di pace del luogo in cui si trovano le parti private o i difensori, diverso da quello in cui fu emesso il provvedimento, ovvero davanti a un agente consolare all’estero“.
Furto, quando è con destrezza
In tema di furto, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, chiamate a dirimere un contrasto giurisprudenziale emerso in merito ai presupposti applicativi della circostanza aggravante della destrezza a ragione della duplicità riscontrabile di orientamenti interpretativi, con la sentenza 12 luglio 2017, n. 34090, enunciano il seguente principio di diritto: [Leggi di più…]
Furto in abitazione e nozione di privata dimora
Con ordinanza del 19 dicembre 2016, la Quinta Sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto la rimessione alle Sezioni Unite, ravvisando l’esistenza di un contrasto giurisprudenziale sulla questione:
“Se sia configurabile il reato di cui all’art. 624-bis cod. pen. quando l’azione delittuosa venga posta in essere in esercizi commerciali, studi professionali, stabilimenti industriali e, in generale, in luoghi di lavoro, segnatamente qualora la condotta sia ivi posta in essere in orario di chiusura al pubblico della sede lavorativa e, in particolare, nell’ipotesi di assenza di persone dedite ad una qualche attività o mansione all’interno di tali luoghi in detti orari“. [Leggi di più…]
Omesso versamento ritenute, come accertare il superamento della soglia
In tema di omesso versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali, al fine di accertare il superamento della soglia di punibilità di euro 10.000 annui (introdotta dall’art. 3, comma sesto, del d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 8), l’ammontare delle ritenute omesse deve essere verificato in riferimento al momento in cui le obbligazioni rimaste inadempiute sono sorte, a prescindere dal termine di scadenza previsto per il versamento, che rileva esclusivamente ai fini della individuazione del momento consumativo del reato.
Lo ha affermato la Corte di Cassazione, 3^ sezione penale, con la sentenza 8 maggio 2017, n. 22140 (Presidente: P. Savani – Relatore: G. Liberati).
Favoreggiamento immigrazione clandestina, no alla attenuante del danno di speciale tenuità
La prima sezione penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9636 del 27 febbraio 2017, ha affermato, in tema di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che non è configurabile l’attenuante comune del danno patrimoniale di speciale tenuità in ragione del modesto importo del compenso corrisposto, o promesso, dallo straniero favorito. [Leggi di più…]
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