L’approvazione alla Camera, con il parere contrario del Governo, dell’emendamento Pini sulla responsabilità civile dei Magistrati ha suscitato polemiche che, di certo, saranno destinate ad acuirsi nei prossimi giorni, rendendo incerto l’esito del passaggio al Senato.
Non interessa qui valutare il merito della modifica normativa, ovvero le ragioni che ne costituiscono il fondamento e la giustificazione, né prendere posizione tra i contrapposti orientamenti che sono emersi dal dibattito, anche presso l’opinione pubblica.
Ciò che appare chiaro, e si vuole per il momento evidenziare, è che, se le intenzioni del proponente erano di ampliare i casi di responsabilità, introducendo inoltre, nel nostro ordinamento, una sorta di azione diretta e personale nei confronti dei singoli Magistrati, esse sono state espresse in termini tanto approssimativi e incerti [oltre che discutibili sul piano del rigore terminologico: può agire (…) contro il soggetto riconosciuto colpevole] da rendere il proposito stesso del tutto inattuabile.
Marco dice
anche a me ha colpito l’assenza di rigore scientifico nella formulazione dell’emendamento e, in particolare, mi chiedevo se l’espressione riconosciuto colpevole non fosse un refuso (come può essere già riconosciuto colpevole un soggetto nei cui confronti si agisce in giudizio…?). Un saluto, Marco.
avv.celotti dice
già, è come se il riconoscimento della colpevolezza del soggetto costituisse il presupposto e non – come è ovvio – la conseguenza e l’esito (eventuale) dell’accertamento giudiziale scaturente dalla domanda risarcitoria.