E’ bastato scattarne una foto e pubblicarla su Facebook, e poi su Twitter, per rendere l’avviso della dottoressa Cozzolino virale, come si direbbe nel linguaggio social. I principali quotidiani (locali e nazionali) hanno riportato la notizia, in realtà relegabile a mera nota di colore, ma ciò è bastato a porre, sia pure per un effimero istante, alla ribalta la nostra sezione distaccata. Un’Istituzione che merita rispetto, sembrerebbe scritto in quell’avviso, anche se ridotta a brandelli, mal funzionante, abbandonata a se stessa. Anche se prossima alla fine e agonizzante. Quel Giudice si è limitato a pretendere da tutti rispetto per il Luogo ove si amministra la Giustizia, in nome del Popolo italiano. Non importa se in condizioni da terzo mondo, compiendosi una quotidiana corsa a ostacoli, nell’indifferenza colpevole di molti. E’ pur sempre un’Istituzione che impone osservanza delle regole, quelle formali. Nonostante stia cadendo a pezzi e l’etichetta serva solo a preservare integra la facciata di un edificio in disfacimento. E a coprire altro che non fa notizia. Stendiamo dunque un velo pietoso, ma di seta, sulle macerie della Giustizia.
Ischia, diciamo addio alla sezione distaccata
Il ripristino, sia pure temporaneo, della già soppressa Sezione Distaccata di Ischia è stato da molti considerato come un successo dell’avvocatura isolana. In realtà, è possibile fare un primo bilancio di questa “conquista di civiltà” ed affermare, senza tema di smentita, che essa ha finito per tramutarsi nella pietra tombale sulla giustizia sull’isola d’Ischia. Il funzionamento del nostro storico presidio giudiziario ha raggiunto livelli di efficienza così bassi (da ultimo, principalmente causati dalla assoluta e paradossale penuria di personale) che è impossibile ricordare un periodo storico peggiore.
E dire che in passato battaglie sono state condotte, anche duramente e al costo di sacrifici personali e professionali, per situazioni critiche ed emergenze serie; mai, però, la Sezione Distaccata aveva vissuto uno stato di pressoché totale paralisi come quello attuale. E, al netto dei soliti proclami e di qualche parola improvvidamente sacrificata sull’altare dell’opportunismo politico, nulla si è fatto e si sta facendo per ostacolare l’ineluttabile percorso verso la fine. C’è il sospetto (che con il passare dei mesi assume sempre più i contorni della cruda verità), che manchi del tutto negli interlocutori ad ogni livello istituzionale, a cominciare da quello che più conta, la volontà di assecondare le legittime istanze dell’avvocatura locale, e che la paralisi attuale sia funzionale all’obiettivo, non ancora apertamente dichiarato, di affossare in via definitiva ogni speranza di sopravvivenza dell’Ufficio.
Un fatto è certo: in simili condizioni, amministrare la Giustizia, svolgere la professione, rivolgervisi come utenti, prestarvi opera come dipendenti è avvilente, degradante, intollerabile.
Se così è, sarà allora il caso di dire per sempre addio alla Sezione Distaccata, per evitare ulteriori umiliazioni.